Un giro in moto

Tutte le mattine, mentre Maria andava a scuola, incontrava un ragazzo che stava davanti al palazzo appoggiato al muro e la salutava augurandole una buona giornata.
Ah sì, lei ha 14 anni, lui 19 ( 5 anni più grande). A questa età la differenza è molta, tanto che negli occhi di Maria, quel ragazzo è un adulto. Non si è mai chiesta cosa facesse lì ogni santo mattino. La salutava e basta. Andava avanti così per diversi mesi. Tra una chiacchierata e l’altra si è creata una certa confidenza, e il ragazzo, grande appassionato di motociclette, un giorno, la invita a fare un giro.
Fare un giro con il ragazzo più grande avrebbe dovuto metterla in guardia, ma lei non pensa di correre alcun pericolo. Sale sulla moto dietro al suo amico e cerca di godere il vento in faccia. È una bellissima sensazione, soprattutto durante l’estate. Dopo un po’ Maria si accorge che si sono allontanati troppo e gli chiede di riportarla indietro. A sua richiesta il ragazzo, invece di rigirare la moto, schiaccia l’acceleratore più forte di prima. A questo punto Maria inizia ad avere paura: “In realtà cosa so io di lui? Niente! Non so nemmeno se abita nel palazzo davanti a cui lo avevo sempre incontrato oppure dall’altra parte. So solo che si chiama Marco, ma anche questo potrebbe non essere il suo nome visto che non ho mai sentito nessuno chiamarlo così. Pensandoci bene però, nemmeno con un altro nome.” Insomma, è sconcertata, persa, spaventata, terrorizzata. Ogni pensiero non è mai quello giusto. Non sa cosa fare, come comportarsi, mettersi ad urlare e rischiare di essere picchiata, o forse, è meglio stare in silenzio e aspettare il momento opportuno per scappare. Sì scappare… Scappare dove, se non sa nemmeno dove si trova?! Decide comunque che deve trovare il modo di scendere dalla moto e dice la prima cosa che le passa per la mente, chiede di andare in bagno. Per la sua sorpresa lui si ferma al benzinaio e la permette di andare alla toilette.
“Ecco e adesso che faccio, chi contatto, come contatto, a chi lo dico!?” Non c’era nessuno lì a parte loro e il ragazzo che faceva la cassa. Non resta niente che risalire sulla motocicletta e proseguire il viaggio, sperando che la prossima volta sarà quella buona per scappare da lui.
Dopo qualche minuto sono finiti nel bosco. “Questa è la mia fine” pensa Maria, “avrei dovuto tentare di scappare mentre eravamo dal benzinaio, almeno lì c’era il ragazzo che avrebbe potuto aiutarmi. Scappare ora è un suicidio! Che stupida! Codarda! Perché non ho approfittato della possibilità di scappare che miracolosamente mi si era presentata!? Ecco ora mi ucciderà e nessuno lo saprà mai quello che è accaduto oggi. Forse nemmeno il mio cadavere sarà mai ritrovato.”
Mentre questi pensieri negativi, passano nella sua mente, Marco la accompagna per mano verso il prato. Sul prato Maria vede una poltrona, simile a quelle dei re, di colore rosso e decorata con diversi tipi di fiori. Marco la invita di accomodarsi, e si inginocchia davanti a lei. Maria ancora spaventata, crede che quello che sta facendo Marco sia un rituale prima di ucciderla, finché lui non inizia a parlare: “per tanti mesi io mi sono svegliato la mattina presto per poterti salutare mentre andavi a scuola, poi non mi è più bastato solo un saluto, mi sono messo a fare due chiacchiere con te, ma nemmeno questo con il tempo mi soddisfaceva e oggi qui, in presenza del bosco, degli uccelli, delle zanzare… confesso che mi sono innamorato di te”.
L’unica cosa che riusciva a pensare Maria in questo momento: “non mi vuole uccidere, grazie Dio non mi vuole uccidere” e poi realizza le parole di Marco: “innamorato… Come innamorato..? Tutto questo spavento che mi ha fatto prendere solo perché è innamorato di me!?” Maria ha sfogato tutta la sua rabbia contro di lui in un unico schiaffo. Al momento voleva girarsi e andarsene, ma poi ha realizzato quanta preparazione ci fosse dietro a quel gesto di Marco. Non era una cosa improvvisata, era stata studiata in minimi dettali…
Tre anni dopo sono diventati marito e moglie.

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